Lo spread è ai minimi da tre anni. In poco più di un mese è passato da 130 a meno di 110 punti, mentre i rendimenti sui titoli francesi hanno superato quelli della Grecia. Un calo che ha spinto al ribasso il rendimento sui titoli decennali, procurando guadagni significativi ai sottoscrittori di titoli del debito pubblico italiano.
Lo spread scende: chi ci guadagna
Mentre la Francia affronta crescenti difficoltà economiche, è il debito pubblico italiano a trarne i maggiori vantaggi. L’approvazione di una Legge di bilancio prudente e il recente upgrade da parte di Fitch, che ha migliorato le prospettive del debito italiano da “stabili” a “positive”, hanno consolidato la fiducia degli investitori.
Nel giro di poco più di un mese, lo spread Btp-Bund si è contratto notevolmente, passando da 132 a 108 punti base, toccando il minimo degli ultimi tre anni. Al contempo, il differenziale tra Oat francesi e Bund ha raggiunto un massimo di 90 punti base. Ma quali sono le conseguenze per i risparmiatori? E quali scenari in vista delle prossime decisioni della Bce in merito ai tassi d’interesse?
La marcata contrazione dello spread Btp-Bund ha determinato un significativo calo dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, con il decennale che è passato dal 3,5% di inizio novembre al 3,18% del 6 dicembre. Questo movimento ha generato rilevanti plusvalenze per gli investitori di titoli del debito pubblico italiano.
I Btp hanno offerto rendimenti interessanti negli ultimi mesi: il titolo con scadenza febbraio 2035 ha visto un incremento del prezzo del 4,08%, portando a un rendimento totale del 4,39%. Il Btp a 30 anni, con scadenza a ottobre 2053, ha registrato una performance ancora migliore, con un apprezzamento del prezzo del 7,59% sul mercato.
Considerando anche la cedola incassate nel periodo, il rendimento totale del Btp a 30 anni ha sfiorato l’8%, attestandosi al 7,89%. Anche i Btp a 2 anni hanno offerto una performance positiva, con un guadagno di prezzo dello 0,6% e un rendimento totale dell’1% circa.
Tuttavia, come rivela al Corriere Paolo Barbieri, gestore specializzato sul reddito fisso di Valori AM, è difficile pensare ad altri guadagni cospicui per i possessori di Btp italiani. “È improbabile, visto il livello strutturalmente elevato del debito pubblico italiano e il rating tripla B delle agenzie di rating, che lo spread possa scendere stabilmente al di sotto dei 100 punti in rapporto al rendimento del Bund tedesco”.
Le decisioni della Bce
Più che la riduzione dello spread Btp-Bund, a influenzare positivamente i possessori di titoli di Stato italiani sarà la politica monetaria espansiva della Bce. Il taglio dei tassi di interesse dall’attuale 3,25% al 3% previsto per il 12 dicembre, seguito da ulteriori riduzioni nel 2025, stimolerà la domanda di BTP e ne sosterrà i prezzi.
In questo scenario, i tassi in area euro potrebbero scendere all’1,85% entro luglio, trascinando con sé il rendimento del Bund fino all’1,80% entro fine 2025. Con uno spread Btp-Bund stabile a 100 punti base, anche i rendimenti dei Btp italiani potrebbero ridursi, offrendo ai possessori di questi titoli guadagni in conto capitale stimati tra il 3% e il 5%, oltre alle cedole incassate.