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Santanchè si difende in Aula: “No a ergastolo mediatico”, e apre alle dimissioni

di Redazione Panorama Italia
26/02/2025
Santanchè si difende in Aula: “No a ergastolo mediatico”, e apre alle dimissioni

Come previsto non passa alla Camera la mozione di sfiducia per la ministra per il Turismo, Daniela Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio per il caso Visibilia e accusata di truffa ai danni dell’Inps. La ministra in Aula parla a lungo, facendo subito capire che non intende cedere ad alcuna richiesta di passo indietro. Almeno per ora. “Io non scappo dai processi -dice fiera- io intendo difendermi nel processo” e “affronterò questa battaglia per la verità”, assicura.

Alle opposizioni invece che la sfiduciano non concede nulla; rivendica i risultati del ministero che guida, e attacca ricordando la Costituzione, che sancisce il principio fondamentale della presunzione d’innocenza, aggiungendo pure di essere “una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene e sono felice di lavorare”. Però sa che le cose potrebbero cambiare: “A breve ci sarà un’altra udienza preliminare, in quell’occasione farò una riflessione, perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare delle mie dimissioni, ma vi dico una cosa, lo farò da sola, lo farò solo con me stessa”, avverte.
“Non avrò – assicura – nessun tipo di pressione, di costrizione o di paventati ricatti, sarò guidata solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero governo, per la maggioranza, ma soprattutto per l’amore che ho per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove certo io non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare ad essere una risorsa”. Parole che saranno apprezzate da Fdi in Aula. Oggi intanto Santanchè può dire di non essere stata lasciata sola di fronte a quello che definisce “fango” e “ergastolo mediatico”, che rischia di farla “impazzire”, salvata solo dalla comprensione della sua famiglia. “Io non mi sento sola, anzi ringrazio i tanti colleghi che sono qua al mio fianco”, aggiunge attorniata da mezzo governo. Per l’esecutivo, questa volta infatti, a differenza del giorno in cui è partita la discussione sulla mozione -lo scorso 10 febbraio quando erano con lei solo i ministri Ciriani e Musumeci (“a titolo di amicizia”)- oggi di ministri se ne contano ben dieci: Schillaci, Calderoli, Giuli, Abodi, Roccella, Foti, Casellati, Bernini, Valditara, Ciriani.

Lei non si fa intimidire dalle proteste, spesso interrotta dai banchi delle opposizioni, trova tempo per attaccare anche Francesca Pascale, per la vicenda delle presunte borse griffate false: “Io non ho nulla da nascondere sulle mie borse, io non ho paura”, dice minacciando le vie legali. Anzi fa partire la difesa del lusso, questa volta rivolgendo contro le opposizioni: “Per voi io sono l’emblema di ciò che detestate”, aggiunge infatti rivolta ai banchi della sinistra: “Voi non volete combattere la povertà, ma la ricchezza”.

La maggioranza sceglie un profilo basso negli interventi d’Aula. In dichiarazioni di voto, lato alleati, si fanno sentire i componenti della commissione Giustizia, non certo esponenti di primo piano, come invece fa l’opposizione che schiera Schlein e Conte. Andrea Pellicini di Fratelli d’Italia, Ingrid Bisa (Lega) ed Enrico Costa per Forza Italia, fanno sapere che votano convinti contro la mozione: la linea di condotta per tutti è quella ispirata al principio garantista, che va, in ogni caso, salvaguardato. Il meloniano Pellicini fa sapere, in più, di aver apprezzato il riferimento fatto dalla stessa Santanchè, a possibili dimissioni in caso di rinvio a giudizio a Milano: “E’ una cosa che le fa onore”.

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