A poche ore dal palco unitario dei leader del centrosinistra, attesi a Chianciano per l’assemblea di Europa Verde, proseguono le schermaglie tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. Al presidente pentastellato, che imputa al Pd il “grave errore politico” di aver votato la Commissione Ue con FdI, risponde a tono la segretaria dem. “Noi non arretriamo di un millimetro, difenderemo le nostre priorità in una legislatura europea molto complicata”, scandisce Schlein.
E un coro compatto si alza dalle fila democratiche per rigettare l’accusa dei 5s. “Nessun cedimento”, incalza l’ex segretario Nicola Zingaretti. Che rivendica il protagonismo del Pd, pronto a “impedire che la destra si impadronisca dello spazio europeo”.
Conte, però, non arretra. E tiene alto il tiro. “La Commissione von der Leyen 2 – dichiara – ha un asse politico spostato a destra, pagheremo a caro prezzo l’austerità e la corsa al riarmo”. Un botta e risposta che si colloca al centro della disputa interna al cosiddetto campo progressista, alle prese con veti, distanze e alleanze a geometrie variabili. A sbandierare l’etichetta di “progressisti indipendenti”, emersa dalla Costituente, è il leader M5s. Che rifiuta l’ipotesi di alleanze strutturali e non rinuncia ad assestare stoccate, smuovendo gli animi soprattutto in casa dem.
Dopo l’affondo su von der Leyen, arriva quello sul 2×1000. Conte si scaglia prima contro il “voto di scambio”, e poi aggiunge: “le sezioni dei partiti sono sempre più deserte e in Parlamento chiedono il raddoppio del finanziamento pubblico”. Sottotraccia, il dito è puntato ancora in direzione del Nazareno. Dichiarazioni che non passano inosservate nell’hotel romano dove si riunisce l’area dem di Stefano Bonaccini. Tra i riformisti, resta alta l’allerta su un Conte ritenuto sempre sempre più “martellante” in direzione del Pd.
L’ex governatore emiliano, non a caso, invita a parlare Michele de Pascale. E propone il suo modello come quello da seguire per “costruire l’alternativa” alla destra. Quindi, stop ai veti e sì alle alleanze larghissime. Nei panel, parla anche Maria Elena Boschi di Italia Viva, che pungola: “chi mette veti condanna l’Italia ad altri cinque anni di Meloni”. Dopo l’appello al “progetto per il Paese”, lanciato da Schlein, il presidente del Pd insiste. “Lo schema del ‘volta per volta’ del cosiddetto campo largo non basta più, serve una nuova alleanza di centrosinistra”, è l’avviso di Bonaccini. Secondo cui Iv e M5s possono stare insieme.
Ma, tra i pentastellati, i veti non accennano a cadere. Il gruppo 5s dell’Emilia Romagna ribatte: “qui Iv non ha presentato il simbolo e i candidati in lista col presidente non sono stati eletti”. Intanto, sul palco di Europa Verde, insieme a tutti gli altri leader, Matteo Renzi non ci sarà. Il padrone di casa, Angelo Bonelli, si rifiuta di parlare di veti. Ma avverte: “se qualcuno pensa di riportarci indietro per costruire un’alleanza, noi diciamo che il futuro non lo costruiamo con gli errori del passato”. In un clima tutt’altro che affiatato, a Chianciano arriverà invece Carlo Calenda di Azione. Che però frena: “i presupposti per un’alleanza politica stabile oggettivamente non esistono”. E poi attacca: “il Pd di Schlein è estremo e populista”.
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