Una stoccata alla sinistra – dalla segretaria del Pd Elly Schlein all’ex presidente del Consiglio Romano Prodi – e un affondo contro il leader della Cgil Maurizio Landini; la rivendicazione dei risultati conseguiti alla guida del governo, sia sul fronte economico sia su quello delle politiche migratorie, e l’annuncio del prossimo addio alla presidenza dei Conservatori e riformisti europei. Giorgia Meloni infiamma la platea di Atreju, chiudendo la tradizionale kermesse di Fratelli d’Italia iniziata al Circo Massimo una settimana fa, e davanti a un ‘tappeto’ di bandiere tricolori lancia la sfida per il prossimo anno, ma soprattutto per il prosieguo della legislatura iniziata nel 2022 con la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche.
In un’ora di discorso, la presidente del Consiglio e leader di Fdi tocca praticamente tutti i principali temi di attualità, al centro dell’agenda di governo: dai contestati centri per migranti in Albania (che “funzioneranno”, assicura, “perché io sono una persona perbene e voglio combattere la mafia”) al rapporto con gli Stati Uniti che tra poco meno di un mese vedranno il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, passando per i numeri dell’occupazione (“in due anni 850mila occupati in più, Berlusconi sarebbe fiero di noi”) e per la sicurezza, “emergenza sociale, che si scarica soprattutto sulle fasce più deboli della nostra popolazione”.
Ma è soprattutto la sinistra e la segretaria del suo principale partito, Elly Schlein, la destinataria degli attacchi più pungenti da parte di Meloni. A partire dalla crisi dell’automotive: “A Schlein si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis”. Meloni respinge al mittente anche le accuse di aver sforbiciato le risorse destinate alla sanità: “136 miliardi e mezzo di euro, è il fondo più alto mai stanziato… La calcolatrice serve a voi, con quale faccia e dignità parlate?”.
Meloni ne ha anche per Romano Prodi, che aveva definito la leader di Fdi “obbediente” verso l’establishment europeo: “Quando ho letto questi improperi isterici di Prodi ho brindato alla mia salute. Siamo ancora dalla parte giusta della storia. Dalla svendita dell’Iri fino a come l’Italia è entrata nell’euro, all’accordo nel Wto, Prodi dimostra che di obbedienza se ne intende parecchio. Noi siamo all’opposto”. Su Landini attacca: “La verità è che gli scioperi non li organizza per aiutare i lavoratori ma per aiutare la sinistra” e con il suo “incitamento alla rivolta sociale”, il leader sindacale ha utilizzato “toni che non hanno precedenti nella storia del sindacato italiano: se li avessimo utilizzati noi – ironizza Meloni – sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu…”.
La presidente di Fratelli d’Italia non ‘risparmia’ neanche i vip contrari ai provvedimenti del governo in materia di ordine pubblico, come “il guru dell’antimafia Roberto Saviano” o come i tanti “attori e cantanti” che sono scesi in campo contro il ddl sicurezza: “Avranno lo stesso risultato di Hollywood contro Donald Trump”. Al nuovo presidente americano, incontrato a Parigi una settimana fa insieme a Elon Musk, Meloni rivolge i suoi auguri di buon lavoro: “Italia e Usa sono alleati leali e lo saranno sempre a prescindere da chi governa”, ma in quanto “donna di destra” sono “felice di poter dialogare con i conservatori americani”, sottolinea.
Non poteva mancare l’Europa, tra i temi affrontati da Meloni. Ed è qui che la premier annuncia la novità, ovvero il suo prossimo addio alla guida dei Conservatori e riformisti, la famiglia europea di cui Fratelli d’Italia è parte integrante da anni. “Penso di aver assolto il mio compito. Questa splendida comunità merita un presidente che possa occuparsene a tempo pieno, con maggiore energia”, spiega Meloni, prefigurando una sorta di passaggio di testimone.
“Tra coloro che si proporranno” per la presidenza di Ecr “c’è Mateusz Morawiecki, grande amico dell’Italia”, dice Meloni indicando l’ex premier polacco, ospite d’onore della kermesse seduto in prima fila: “Ti sosterremo in questa battaglia che conduci anche per noi”, l’endorsement della premier verso l’esponente conservatore, che nel suo intervento aveva ‘mixato’ Divina Commedia e slogan trumpiani per indicare “il nuovo viaggio” da compiere alla “riscoperta della grandezza europea. Let’s Make Europe Great Again”.
Il 2025 sarà l’anno delle riforme, “che spaventano molti ma sono giuste”, scandice ancora Meloni: “Ci vorrà molta pazienza, ma faremo tutto quello che va fatto. Andremo avanti sul premierato, madre di tutte le riforme, su autonomia differenziata, riforma fiscale e riforma della giustizia”, la promessa. Un cronoprogramma serrato che richiede compattezza e unità della maggioranza: Matteo Salvini (collegato da Milano), Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa, ospiti della giornata conclusiva di Atreju, ribadiscono il loro sostegno come alleati del centrodestra.
Sulla tenuta della coalizione l’inquilina di Palazzo Chigi non ha dubbi: “Arriveremo compatti alla fine del governo e oltre. Tutti quelli che sperano che qualcuno metterà davanti il proprio personale destino, rimarranno delusi e deludere la sinistra è il nostro sport preferito. Non mettiamo mai la fazione prima della Nazione”, giura Meloni. Che poi arringa così la folla di sostenitori venuti ad ascoltarla: “L’occasione è ora e non permette passi incerti e tentennamenti. Servono cuori puri e gambe ferme. Ma io sono certa che siamo all’altezza del compito, che l’Italia è all’altezza del compito”.
La foto finale che Meloni posta sui social è un selfie, con alle spalle i giovani di Fratelli d’Italia, i dirigenti del partito in prima fila, con la sorella Arianna che applaude e i tricolori che sventolano. Il lavoro della responsabile della segreteria politica di Fdi viene elogiato dalla premier, con una battuta: “Grazie ad Arianna, che nella foga di dover piazzare amici e parenti dappertutto, ha trovato il tempo di organizzare Atreju…”.(di Antonio Atte)
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